Prima di arrivare a proporvi l’”ennesima” newsletter, abbiamo raccolto per mesi preferenze, indicazioni e consigli su quale informazione possa essere di qualche utilità nel bombardamento quotidiano a cui tutti siamo sottoposti via social, newsfeed e chatbot.

Abbiamo scelto una strada minimale che possa svolgere però un compito definito: dare senso alla complessità offerta dal mondo della tecnologia, in particolare quella digitale che trasforma radicalmente i processi produttivi e i servizi, in una fase di trasformazione e rivoluzione molto annunciata, ma ancora poco attuata dalle imprese, soprattutto di piccola e media dimensione.

Proveremo pertanto a navigare insieme nell’oceano della rivoluzione tecnologica in atto, provando a portare la voce e l’esperienza di chi ha intrapreso, all’interno della propria attività, il “rischioso” viaggio verso l’era digitale 4.0. Di quei rischi proveremo a fugare inopinate convinzioni, nella consapevolezza che quello che servirà in dosi massicce nei prossimi anni è una capacità di “gestire l’incertezza”.

Proporremo storie e approfondimenti dalla prospettiva di un Tecnopolo, ovvero, un nodo della Rete Alta tecnologia Emilia-Romagna, chiamato a valorizzare le capacità tecnologiche applicate dei laboratori presenti sul nostro territorio, in particolare quelli dell’Università di Bologna e delle sue tre specializzazioni locali (Agrifood, ICT e Meccatronica/Aerospace). Sono tre ambiti di eccellenza della ricerca regionale e scopriremo di volta in volta, in un viaggio a puntate, le competenze dei singoli laboratori a disposizione delle imprese.

Faremo tutto questo con una nuova consapevolezza. Il Coronavirus non impone solo di ripensare alle modalità sociali e lavorative di interazione, favorendo lo sviluppo del digitale nella comunicazione e nello scambio di informazioni. Il perdurare della pandemia ci obbliga a rimettere ordine alle priorità dell’innovazione. E non solo innovazione tecnologica, ma alla più generale e complessa capacità di introdurre nuove soluzioni che possano migliorare ed alleviare sofferenze o disagi e permettere di generare nuovo valore in tutti gli aspetti e ambienti della nostra società.

Due le sfide che vorremmo raccontare: quella di accompagnare la generazione di nuove competenze, in tutti i settori, verso la rivoluzione digitale; e quella di allargare lo sguardo dell’innovazione a 360 gradi verso una dimensione “sociale” e “responsabile”, con attenzione ad una sostenibilità ambientale come paradigma imprescindibile di “ripresa” o “svolta”, ma anche ad una capacità di aumentare la capacità dei nostri sistemi socio-sanitari per affrontare le crisi del futuro.

Nei mesi della prima ondata pandemica, abbiamo creato uno spazio di conversazione (in collaborazione con il Tecnopolo di Bologna – Ozzano) a cui abbiamo dato nome “comunità di ripartenza” per affrontare le sfide dell’innovazione nei servizi alla persona, dopo il coronavirus. Quella comunità di dialogo è cresciuta e ve ne daremo conto sia in questo numero che nei prossimi. E’ un esempio della paziente tessitura che vorremo fare insieme: costruire in modalità condivisa conversazioni per innovare.

Non abbiamo molto tempo, ma dobbiamo darci il tempo. La gestione della pandemia sin qui insegna che occorre saper progettare con anticipo la gestione dei rischi contingenti che ormai pervadono le nostre società e l’economia.

Il paradigma dell’open innovation deve essere portato fuori dai dibattiti e diventare realtà operativa di lavoro (ne abbiamo parlato a luglio in un webinar in collaborazione con Antares , CISE – Camera di Commercio di Romagna e Gellify). Serve però un “patto per l’innovazione” che permetta ad azioni di business development di convivere con strategie di lungo periodo per l’innovazione sul lato pubblico e privato. Di questa “rivoluzione aperta” e dall’esito non scontato vogliamo provare a fissare insieme i maggiori punti di senso e di orientamento.

Segnalateci casi e storie che possono essere di interesse comune in questo viaggio. Le pubblicheremo. Adesso Buon viaggio!