Il 5 dicembre 2025 si è svolto presso il Teaching Hub del Campus Universitario di Forlì il primo momento pubblico del Laboratorio Romagna su Migrazioni e Lavoro, iniziativa promossa dal Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Bologna – UOS di Forlì (FHRIC), in collaborazione con la Camera di Commercio della Romagna, il Tecnopolo di Forlì-Cesena e il Centro Antares/Ser.In.Ar.
L’obiettivo del laboratorio è costruire, in modo strutturato e basato su evidenze, nuovi modelli territoriali di migrazione per lavoro, integrando formazione nei Paesi di origine, percorsi di inserimento professionale e sviluppo locale.
Un approccio che punta a rafforzare l’attrattività e la competitività della Romagna, coniugando innovazione produttiva, mobilità internazionale e inclusione sociale.
Il quadro normativo: verso nuovi corridoi migratori formativi
Nel primo panel, coordinato da Carmelo Danisi, accademici e rappresentanti istituzionali hanno analizzato l’evoluzione normativa degli ultimi anni, in particolare alla luce del Decreto Cutro e della riforma dell’art. 23 del Testo Unico sull’Immigrazione.
La prof.ssa Di Pascale (Università di Milano) ha illustrato come, accanto al canale ordinario del Decreto Flussi, il sistema italiano preveda modalità di ingresso lavorativo “fuori quota”, pensate per professionalità qualificate o per rispondere a fabbisogni settoriali specifici. Anche per superare le rigidità del decreto flussi ordinario.
È stata inoltre richiamata la revisione della Carta Blu UE, oggi più accessibile anche a lavoratori con esperienza documentata, ampliando le opportunità di attrazione di talenti altamente qualificati.
Il sistema tradizionale dei flussi continua però a mostrare criticità strutturali:
- quote contenute e poco aderenti ai reali bisogni del mercato del lavoro;
- procedure non programmabili (come il click day);
- tempistiche spesso non compatibili con le esigenze immediate delle imprese;
Le modifiche del 2022–2023 hanno però aperto una nuova fase: l’art. 23 consente ora percorsi di formazione nei Paesi di origine finalizzati all’ingresso regolare in Italia, ampliando significativamente il ventaglio dei canali extra-quota.
Questa evoluzione apre la strada alla costruzione di vere e proprie “Skills Mobility Partnerships”, nelle quali imprese, enti formativi e istituzioni collaborano alla definizione dei profili professionali e alla programmazione degli ingressi.
La dott.ssa Zofrea (Sviluppo Lavoro Italia / Ministero del Lavoro) ha presentato i primi risultati degli ingressi avvengono fuori quota.
A oggi:
- sono state approvate 76 proposte progettuali dedicate alla formazione di figure tecniche specializzate, con competenze medio-alte e riferite a diversi settori (edilizia, meccanica, cantieristica navale, ecc.);
- nei percorsi sono stati coinvolti 7.221 lavoratori, dei quali 1.725 hanno completato la formazione;
- i progetti riguardano 25 Paesi terzi, con la Tunisia che da sola conta 20 iniziative;
- tra i partecipanti formati, 726 hanno ottenuto il nulla osta lavorativo e 580 hanno ricevuto il visto d’ingresso per l’Italia.
Andrea Pecoraro (UNHCR – Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) ha illustrato le esperienze di corridoi lavorativi per rifugiati, strumento complementare ai percorsi per migranti economici. Attraverso partenariati con imprese, enti formativi e istituzioni, tali corridoi offrono vie di ingresso sicure, legali e protette, capaci di coniugare protezione internazionale e integrazione nel mercato del lavoro.
È stato presentato anche il quadro dell’art. 23-bis TUI, che consente l’ingresso extra-quota di rifugiati che abbiano completato percorsi formativi strutturati, e sono stati illustrati progetti già attivi nei settori IT, cantieristica, gioielleria e servizi aeroportuali.
Questi modelli consentono alle imprese italiane di valorizzare competenze oggi non reperibili nei canali ordinari e rappresentano un’alternativa concreta ai movimenti irregolari.
Esperienze e buone pratiche: Mediterraneo e Africa occidentale al centro delle sperimentazioni
Nel secondo panel – Massimo Peron, Direttore sede Nazionale Fondazione Ciofs Fp ETS, Direttore Area Formazione adulti e servizi lavoro Aeca; Papa Modou Seck, Presidente Anolf Rimini; Gabriele Marzano, Regione Emilia-Romagna- hanno portato esempi operativi già in corso o conclusi, che confermano il ruolo crescente delle partnership euro-africane nello sviluppo di competenze e percorsi migratori legali:
- esperienze di formazione in Etiopia e Egitto condotte da Aeca e Ciofs FP, anche in collaborazione con gli ITS;
- progetti di CNA nazionale in Egitto;
- la partecipazione regionale al progetto europeo THAMM attivo in Marocco e Tunisia;
- iniziative di cooperazione promosse da Legacoop in Senegal e Marocco;
- attività di sviluppo in Senegal coordinate da Anolf Rimini in collaborazione con Cisl Romagna.
Particolare attenzione è stata dedicata al programma THAMM Plus, che prevede la formazione pre-partenza di 500 lavoratori marocchini in profili altamente richiesti (CNC, manutenzione, saldatura, elettrico-elettronico) e l’ingresso in Italia fuori quota attraverso procedure coordinate tra Regioni, imprese e OIM.
Peron ha inoltre richiamato la nascita della rete TVET Salesiana (20 Paesi, 60 centri), già attiva come infrastruttura formativa per future progettualità condivise, e il crescente coinvolgimento degli ITS dell’Emilia-Romagna nella cooperazione tecnico-professionale.
Tavola rotonda: imprese, istituzioni e territori verso un modello romagnolo di integrazione
Nella tavola rotonda finale, moderata dalla Prof.ssa Renata Lizzi – alla quale hanno partecipato Carlo Battistini, Presidente Camera di Commercio della Romagna; Luigi Bianchi, Direttore Generale Cesena Fiera; Francesco Marinelli, Segretario Generale Cisl Romagna; Alfredo Marchetti, Industrial Relations Manager di Amadori – è emerso un messaggio condiviso: la demografia piatta impone la costruzione di modelli avanzati di integrazione e mobilità legale, capaci di unire fabbisogni produttivi e tutela delle persone.
Il confronto ha evidenziato il ruolo decisivo delle reti territoriali e la necessità di rafforzare i servizi di accoglienza – in particolare alloggi, supporto linguistico e tutoraggio lavorativo – per garantire la sostenibilità dei percorsi migratori.
Le imprese presenti hanno sottolineato come iniziative strutturate, coordinate e prevedibili rappresentino una condizione essenziale per rispondere ai fabbisogni di manodopera qualificata nel medio periodo.
Le conclusioni di Vincenzo Colla: verso un protocollo territoriale romagnolo
Il Vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, Vincenzo Colla, ha annunciato il sostegno regionale alla costruzione di un protocollo territoriale romagnolo per governare in modo strutturale flussi migratori legali legati alla formazione nei paesi di origine.
Colla ha collegato questo percorso alla legge regionale 2/2023 su attrazione, permanenza e valorizzazione dei talenti, che fornisce il quadro strategico per partenariati di lungo periodo tra imprese, enti formativi e territori.
Un modello che si inserisce nella strategia regionale di attrazione e trattenimento dei talenti, e che troverà ulteriore forza nella nuova legge regionale dedicata all’economia sociale, attualmente in preparazione.
Un nuovo capitolo per la Romagna
Il workshop del 5 dicembre segna l’avvio di una fase nuova: un percorso che unisce politiche attive del lavoro, welfare territoriale, cooperazione internazionale ed economia sociale con l’obiettivo di costruire corridoi migratori formativi sostenibili, fondati su ospitalità, sicurezza del lavoro e coesione delle comunità.
La Romagna sceglie così di affrontare il futuro non con slogan, ma con infrastrutture istituzionali e partnership internazionali capaci di trasformare la mobilità in sviluppo.
Materiali del workshop
Alessia Di Pascale – Università di Milano
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Andrea Pecoraro – UNHCR Italia
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Massimo Peron – AECA / CIOFS FP / ITS Olivetti
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Gabriele Marzano – Regione Emilia-Romagna
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